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Tra storia e leggenda, il colosso pugliese che giunse da Ravenna: chi è il "Gigante" di Barletta

Fino a qualche anno fa si pensava che raffigurasse Eraclio e venisse dal mare. In realtà è nato proprio a Ravenna

Tra storia e leggenda, un viaggio nei secoli lungo la dorsale adriatica da Ravenna a Barletta. Nel centro pugliese su Corso Vittorio Emanuele, vicino alla Basilica del Santo Sepolcro, sorge "Il Gigante", così come è chiamato il Colosso di Barletta, simbolo per eccellenza della città. Si tratta di una statua di bronzo alta cinque metri che è un unicum al mondo: è l'unica grande installazione, in questo materiale, esposta nella sua versione originale all'aperto, senza essere custodita in un museo. Ma qual è il suo legame con Ravenna?

Eraclio o Teodosio II, chi è il "Gigante"? 

Fino a qualche decennio fa si pensava che il Colosso di Barletta rappresentasse l’imperatore Eraclio I, infatti a Barletta c'è chi lo chiama ancora "Arè" (trasposizione dialettale di Eraclio). Studi recenti, però, hanno messo in luce l’erroneità di questa identificazione ed hanno avanzato un’ipotesi molto più plausibile, che ha messo d’accordo gli storici e gli appassionati d’arte. Per molto tempo si è pensato che il Colosso rappresentasse Valentiniano III per via della somiglianza della statua con una testa marmorea conservata al Museo del Louvre a Parigi e per gli orecchini di perle sul diadema vicino all’orecchio sinistro. Ma ulteriori approfondimenti hanno portato a identificare la statua bronzea con l’imperatore d’oriente Teodosio II, all’età di trentotto anni. Lo confermano la pettinatura, l’abito e la presenza del gioiello gotico montato sul diadema sulla fronte del colosso, che riconduce a Elia Eudossia, madre dell’imperatore Teodosio, di origine franca. La statua fu probabilmente commissionata da Valentiniano III, a Ravenna, nel 439 d.c. 

eraclio-monumento-fonte pugliacom

Quanti anni ha il "Gigante" e come è arrivato da Ravenna a Barletta?

La tradizione popolare fa risalire il ritrovamento della statua nel 1204 su uno scoglio nel porto di Barletta, arrivato per un probabile naufragio di una nave veneziana al rientro da una crociata. Il punto del ritrovamento fu battezzato dal popolo “Mamma Arè”, cioè Mamma Eraclio, come se il Colosso fosse stato generato da quella pietra in mare. Studi approfonditi sull'analisi di termoluminescenza (che riesce a datare il materiale in base all'emissione di luce di alcuni cristalli) dei campioni di terra hanno datato la realizzazione della statua a circa 1.600 anni fa. Le analisi sono state condotte nel 2017 dal Laboratorio di Archeometria del dipartimento di Scienze dei materiali della Università degli Studi Bicocca di Milano. Non sono state trovate, inoltre, tracce di iodio significative all’interno del bronzo che forma la statua, tali da giustificare una sua permanenza in mare. 

Quando è arrivato da Ravenna alla Puglia?

Nel tempo, quindi, ha preso più corpo l’ipotesi per cui la statua sia stata trasportata da Ravenna dietro ordine di Federico II di Svevia per abbellire una città dell’impero. A testimoniarlo sarebbe un resoconto del frate minorita Tommaso da Pavia. A cavallo tra il 1231-1232 fu infatti rinvenuta, durante degli scavi effettuati dall'imperatore Federico II di Svevia a Ravenna, una statua colossale. Pertanto è possibile che proprio Federico II, appassionato ricercatore di antichità, abbia fatto trasportare in Puglia la preziosa statua. Inizialmente il Colosso, secondo alcune ricostruzioni, non era destinato alla città di Barletta, ma a Foggia, Lucera o Melfi, per affermare l’autorità imperiale contro gli invasori saraceni. Ma, per ragioni non ancora chiarite, restò a Barletta dove, nel 1491, dopo una serie di vicissitudini, l'effige fu rimossa dalla dogana portuale ed eretta proprio davanti alla Basilica del Santo Sepolcro. In quell'occasione gli arti (secondo fonti storiche fusi dai frati domenicani di Manfredonia per realizzare delle campane) furono interamente ricostruiti dallo scultore napoletano Fabio Alfano, diversi dall’originale. E la statua fu posta sull’attuale Sedile del Popolo, il basamento dove si ammira ancora oggi. 

Perché "Arè" è diventato il protettore di Barletta? 

La tradizione regala al Colosso un'aura di leggenda, che spesso lo ha dipinto come protettore della città e incarnazione dello spirito della stessa Barletta. Si racconta che durante le invasioni saracene o francesi il territorio fosse privo di risorse per resistere ai saccheggi e agli attacchi degli eserciti stranieri. Un giorno la statua prese vita, diventando umana, scendendo dalla sua base in pietra e dirigendosi poco oltre le mura cittadine, in attesa degli invasori. Al loro arrivo il Colosso si fece trovare in lacrime, quasi disperato. Incuriositi, gli chiesero perché un uomo così grande potesse essere così triste. Il Colosso rispose che era appena stato cacciato dai suoi concittadini perché la sua stazza, rispetto a quella tipica degli altri abitanti del posto, era molto piccola. Una notizia che spaventò gli invasori che decisero di ritirarsi senza tentare la conquista della città. Il Colosso venne quindi osannato e tornò sereno al suo posto, rimettendosi sul suo piedistallo.

barletta-leggenda-eraclio fonte IlColossodibarletta

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